A Roma tutti d’accordo: la vera emergenza è la carenza di personale

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In tanta contestazione generale, nel clima tesissimo fra avvocati e magistrati per l’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario, spicca il paradosso romano. Chiunque indossi la toga, giudice o avvocato che sia, è d’accordo almeno su un paio di punti. La prescrizione riformata farà più danni che altro. E sopratutto manca il personale.
A riprova dell’atmosfera di collaborazione, in controtendenza rispetto ad altri distretti, le parole del Presidente Panzani che oltre a ringraziare l’Ordine degli Avvocati di Roma per la interlocuzione costante e proficua con l’Avvocatura, addirittura sul tema nodale della prescrizione ha citato espressamente una dichiarazione del Presidente del COA Antonino Galletti.
Anche il Procuratore Generale si è espresso in termini critici sulla questione della prescrizione, ma sopratutto le varie parti hanno convenuto sulla necessità di indicare come priorità assoluta per il Distretto di Roma il problema della mancanza di giudici e soprattutto della mancanza di personale amministrativo.
“Sono del resto i numeri a indicare le reali esigenze della Giustizia romana – commenta il Presidente Galletti – se è vero che su una pianta organica di 1202 persone, nel Tribunale di Roma mancano ben 412 unità di personale, una carenza all’incirca superiore al 30%. In queste condizioni il sistema, prescrizione o meno, non può funzionare: è questa la vera emergenza, intorno alla quale si trovano d’accordo tutti gli operatori della Giustizia. Non c’è tempo per attendere i concorsi e le assunzioni pure annunciate dal ministero, occorre un intervento immediato per rilanciare la giurisdizione nel tribunale più grande d’Europa per evitare che diventi il fanalino di coda del sistema nonostante lo sforzo costante di tutti”. “A Roma – prosegue Galletti – gli avvocati contribuiscono di tasca propria per fornire personale al Tribunale ed impedire il blocco del sistema, altro che lucrare sui tempi della prescrizione come falsamente raccontano taluni abituali frequentatori di solotti televisivi piuttosto che delle aule giudiziarie”.